La divina Giustizia e il peccato (san Nettario della Pentapoli)

Un breve testo ma molto intenso in cui san Nettario il Taumaturgo della Pentapoli (+1920) espone il concetto di "soddisfazione della Giustizia"

Se Dio ha creato tutto perfettamente, si deduce che il peccato ha turbato e danneggiato il Bene regnante contro la Legge di Dio. Per questo il peccato è male contro di Lui, poiché minaccia la perfezione della sua creazione. Visto che l'autore del peccato è l'Uomo stesso, quando l'Uomo pecca contro il Signore, è necessario che renda giustizia alla Legge divina, distruggendo il male da lui prodotto e lavorando per ottenere di nuovo la comunione con l'eterna Legge di Dio. 

La soddisfazione della Divina Giustizia, la quale fu offesa dalla creazione di un peccato da parte della persona iniqua, è sia qualcosa richiesto dalla Giustizia per la purificazione dell'anima, sia una disposizione interna dell'Uomo per propiziarsi Dio. 

La disposizione del cuore al pentimento e la pretesa divina della Giustizia, infatti, provengono dalla medesima fonte: la natura perenne della Legge Divina. Il peccato infatti ha rotto la perpetuazione della Giustizia eterna in noi. Inoltre, a causa di un impulso profondo e personale, il cuore cerca di soddisfare la Divina Giustizia e internamente desidera il Regno della Legge divina e si affretta ad agire per conto della sua eterna verità. Questo desiderio interiore è emanato dalla concordanza fra volontà personale dell'Uomo e la Legge di Dio. 

Propiziamoci dunque Dio, perché non conosciamo il futuro e accorriamo al confessore con pentimento e lacrime, affinché, perdonati prima del grande e tremendo Tribunale, scamperemo al tribunale futuro e, riconciliati con Dio, possiamo gustare della Vita Eterna. 

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Estratto da: San Nettario della Pentapolis il Taumaturgo, Pentimento e Confessione, parte 2, pp.45-49 

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