Sul celebrare in lingue moderne - un canone medievale

Molte volte, i tradizionalisti di varie realtà ecclesiali si domandano perché nella Chiesa Ortodossa, che è così tradizionale, vengano celebrati i divini servizi in lingue moderne, specialmente in Romania, Serbia, Ucraina, ad Antiochia (dove si inizia ad usare finalmente l'Arabo) e nella Diaspora. 

In foto, una miniatura di Teodoro Balsamone, vescovo e canonista.

Ebbene, il patriarca di Antiochia Teodoro Balsamone (+1195), sul finire del XII secolo, stilò undocumento chiamato Sessantasei Questioni Canoniche, nel quale rispondeva ad ogni problematica del suo tempo che già i Canoni Universali non avevano affrontato. Alla Domanda VI, << se è possibile celebrare in lingue straniere >> (da intendersi come lingue diverse dal Greco classico), il canonista risponde:

L'Apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, dice: Forse che Dio è il Dio solamente dei giudei? Non lo è anche dei pagani? Certo, anche dei pagani (Rm 3:29). In ogni caso, coloro che sono Ortodossi in tutto, e che sono privi della conoscenza della lingua greca, celebrino pure nella loro lingua di nascita, con copie precise delle sante preghiere consuete, tradotte da libri greci, con lettere (greche) a fianco. (1)

Da parte ortodossa, dunque, perfino la Tradizione è d'accordo con una prassi che viene incontro alla fragilità umana e ci aiuta ad entrare meglio nella dimensione liturgica, portale di ogni Grazia che viene dall'alto, e che ci santifica tramite i divini servizi.

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NOTE E FONTI

1) Il canone di Balsamone è preso dall'articolo di Classical Christianity

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