Intervista all'iconografo Ivan Polverari

Ivan Polverari, classe 1973, è uno dei talenti italiani dell'arte bizantina, maestro d'iconografia, che conosce una piena accettazione nel mondo ortodosso, anche se ha decorato numerose chiese cattoliche anche latine. Ci siamo incontrati nella mia città natale, Firenze, per una intervista che gentilmente mi ha concesso, al fine di conoscere un po' meglio la storia dell'Iconografia e il lavoro che c'è dietro le nostre amate immagini

La ringrazio, Maestro, per l'intervista che mi concede. Iniziamo subito con la domanda più ovvia: quando nasce l'iconografia cristiana? 

Non esiste una data precisa. Si parla d'arte cristiana dal momento in cui il Cristianesimo incontra l'Ellenismo, e si lascia influenzare dall'Arte Classica. I nostri modelli devono essere quelli dell'arte paleocristiana, che si rifà direttamente ai modelli precedenti, cristianizzandoli. Un esempio? la statuetta del Buon Pastore presente a Santa Prudenziana a Roma, del III secolo. Oppure, certamente, l'arte ravennate alto-medioevale.

Quali sono le principali tecniche iconografiche?

A dispetto della vulgata che vuole una tecnica preferenziale, non esiste una tecnica codificata.  Il VII Concilio Ecumenico (+787), che dogmaticamente ci occupò delle immagini sacre, lascia la libertà sulla diataksis (metodo compositivo), mentre - ovviamente - il contenuto dev'essere ortodosso. Ognuno dipinge a modo suo: io personalmente mi attengo ai modelli tradizionali, con pittura tramite materiali naturali, oro e tempera d'uovo.


Il maestro Ivan a lavoro

Si può parlare di Canoni Iconografici?

No. La legge dell'iconografia è l'Incarnazione di Cristo. Esistono piuttosto dei moduli, delle "idee" - come ad esempio, i martiri con la croce o l'abito bianco - giacché l'icona è un ritratto cristificato, e riprende idee antichissime o moderne per adattarle al contesto. Nel Rinascimento, fu la Chiesa Russa a installare il concetto di Canone iconografico durante il Concilio dei Cento Capitoli, lo Stoglav, nel 1551, dettata dall'esigenza di bloccare l'avanzata dell'arte franco-cattolica (pensa alle statue sulle iconostasi russe del periodo), cristallizzando così le composizioni, i modelli e le tecniche. Per poi naufragare nel barocco cattolico nel XIX secolo.

Come si distingue dunque l'icona da << un'arte religiosamente ispirata >> ?

In greco, la parola icona significa semplicemente immagine: vedi infatti con quanta facilità gli ortodossi dipingono in stile naturalista o simbolista, o barocco. L'arte oggi viene vissuta come una trasposizione morta dei modelli passati, non è vivificata dall'esperienza empirica. Se non si prescinde una certa attualizzazione, l'arte rimane fuori dal tempo e non parla più. 

L'iconoclastia è ancora viva oggigiorno? Se sì, come si manifesta?

Vi sono varie forme di iconoclastia, anche se certamente nessuna è dogmatica e pubblica come un tempo - tranne fra i protestanti. Il disprezzo per la Creazione è una di queste.

Come non cadere, invece, per inverso, nell'idolatria dell'immagine?

L'idolo vive per sé, è un oggetto magico, l'icona ha bisogno della fede del credente per essere efficace, per essere viva. L'icona miracolosa, ad esempio, non è taumaturgica di per sé, ma lo è dal momento dell'incontro salvifico. 

Fra i molti stili iconografici oggi presenti, sono molto diffuse le immagini in stile barocco cattolico-romano. Cosa pensa di questo stile? 

E' sicuramente una influenza occidentale più o meno latente, in certi casi volutamente ispirata a modelli cattolici, altre volte semplicemente imitativa di uno stile più naturalistico o "neo-classico". Non è questione di stile, ma piuttosto di linguaggi

Cos'è per lei, infine, una icona? 

Il mio incontro con Cristo, con la sua Madre santissima, e con tutti i beati in Cielo. 


Uno dei capolavori del maestro

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