Il Mistero dell'Incarnazione (San Massimo il Confessore)

San Massimo il Confessore espone brevemente il dogma dell'Incarnazione di Cristo.

Il Verbo di Dio si è manifestato nella carne una volta per sempre. Ma, in chi lo desidera, egli vuole continuamente rinascere secondo lo spirito, perché ama gli uomini. Così, ridiventa bambino e si forma in loro con il progredire del,le virtù. Il Verbo si manifesta nella misura in cui sa di poter essere ricevuto da chi lo accoglie: non limita la manifestazione della sua grandezza per gelosia, ma misura l'intensità del suo dono secondo il desiderio di chi brama veder,lo. li! Verbo di Dio si manifesta sempre, secondo le disposizioni di chi lo riceve: tuttavia, data l'immensità del mistero, egli rimane ugualmente invisibile per tutti. Per questo motivo l'apostolo, penetrata con acutezza la potenza del mistero, dice: Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e nei secoli (Ebr. 13, 8): egli dimostrava così di avere ben compreso la perenne novità del mistero ed intuiva che l'intelligenza non potrà mai possederlo come una cosa invecchiata. Il Cristo Dio nasce nel tempo e si fa uomo assumendo una carne umana dotata di anima intelligente: nasce nel tempo, lui che fa uscire dal nulla tutto ciò che esiste... Ed ecco che un giorno brilla dall'Oriente una stella e conduce i Magi al luogo dell'incarnazione del Verbo. Una realtà creata indicava così misticamente colui che è al di là di ogni percezione sensibile, colui che supera la parola della legge e dei profeti, colui che guida le genti alla fulgida luce della conoscenza.


Icona della Natività, del maestro Teofane di Creta (1546)

Infatti, la parola della legge e dei profeti conduce alla conoscenza del Verbo incarnato - come una stella che, piamente compresa, guida i chiamati dalla potenza della grazia, cioè gli eletti secondo il disegno di Dio (Cfr. Rom. 8, 28)...
Così, Dio si fa totalmente uomo ed, assumendo la, non rifiuta nulla di ciò che è proprio alla natura umana, tranne il peccato, che, d'altra parte, non è sua parte essenziale... Dio fa di se stesso il rimedio della natura umana e la riporta - per la divinità che depone in lei - all'intensità della grazia che le era stata data fin dal principio. Il serpente immise il veleno della sua malvagità nell'albero della conoscenza e determinò in tal modo la rovina del genere umano, che ne avrebbe gustato i frutti; allo stesso modo, quando il maligno volle divorare la carne del Signore, per la potenza della divinità che era in lei a sua volta trovò la propria rovina.
Immenso mistero dell'incarnazione di Dio! Eterno mistero!... Come può il Verbo essere sostanzialmente nella carne come persona e, nello stesso tempo, - sempre come persona e sostanzialmente - essere tutto nel Padre? Come può il Verbo essere ad un tempo veramente Dio per natura e farsi, per natura, veramente uomo? E tutto questo senza rifiutare assolutamente né la natura divina, secondo la quale è Dio, né la nostra, secondo la quale si è fatto uomo? Soltanto la fede può abbracciare questi misteri, la fede che è il fondamento di tutto ciò che supera quello che possiamo comprendere e che possiamo dire.

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FONTE

 San Massimo il Confessore (+662), Capitoli Teologici, 1:8-13

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