Del modo di conservare le sante Specie per i malati

Come si conservano il Corpo e il Sangue di Cristo, in special modo per i malati? In antichità si usava porre una particola consacrata all'interno di colombe eucaristiche, le quali sostavano sull'altare oppure ciondolavano letteralmente dal soffitto e pendevano sopra l'altare stesso tramite una catena: questo dal VI secolo circa. Questa colomba eucaristica (vedi la foto) aveva una funzione durante le processioni solenni, venendo condotta assieme al Vangelo dai diaconi. Col tempo, nel basso Medioevo, tanto in Occidente che in Oriente si sviluppò il tabernacolo, chiamato artoforio (lett. "portatore del pane") se questi si trova sopra la mensa, oppure semplicemente tabernacolo (1) se è in forma di nicchia o scatola infissa in uno dei muri perimetrali. 


Una colomba eucaristica 

L'abate di Prum in Germania, Egino, nel X secolo scrisse un grande trattato canonico, in due libri, noti come Libri De Synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis: nel secondo volume dello stesso, l'abate tratta il tema della conservazione delle Specie per i malati: quae sacra Oblatios intincta debet esse in sanguine Christi, ut veraciter presbyter possit dicere infirmo: Corpus et Sanguis Domini proficiat tibi. (2). La traduzione di questo canone è la seguente:

"L'oblazione sacra dev'essere intinta nel Sangue di Cristo (per la sua conservazione), affinché veramente il sacerdote possa dire all'infermo: il Corpo e il Sangue del Signore ti guariscano." 

La prassi era infatti che le Specie siano conservate assieme, tramite intinzione, e cambiate assai spesso all'interno dell'artoforio. Se si preferisce invece mantenere solamente la particola del pane consacrato, occorre intingere la particola nel Sangue da consacrarsi al momento della visita all'infermo. 


un moderno artoforio

La prassi secondo Egino di Prum è quella di conservare il Sangue in un calice speciale, presso l'artoforio, il cui contenuto è da cambiarsi ogni tre giorni, Dio non voglia che infatti il contenuto ammuffisca. Generalmente, la Chiesa Ortodossa concede ai sacerdoti di condurre la particola già consacrata nell'artoforio, e provvedere a consacrare il Sangue per la comunione degli infermi in giornata, evitando il calice esposto all'aria. 

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1) Dal latino tardo medievale tabernaculus, la cui etimologia conduce al termine taberna,  traducibile sia con "taverna" che generalmente come baracca, tugurio, edificio di piccole dimensioni. L'espressione taberna argentaria indicava i cambiavalute e le banche. Da intendersi come luogo di conservazione. 

2) Libro I, capitolo 71 (LXXI). 

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