La nascita della Chiesa Ortodossa Romena - Storia della Chiesa

Il Cristianesimo in Romania 

Il patrono della Romania è sant'Andrea Apostolo, il quale secondo tradizione raggiunse la Dacia e vi predicò per un certo tempo prima della morte: tale Apostolo del Signore difatti viene considerato il fondatore della cristianità in Romania. Altri maestri cristiani arrivarono alla fine del I secolo e all'inizio del II secolo poiché la provincia Dacia dell'Impero Romano era una delle destinazioni di detenzione dei prigionieri politici, così come la Crimea: i cristiani venivano mandati a finire i loro giorni nelle miniere, e in questi luoghi predicavano con amore il vangelo di Cristo. L'occupazione militare romana non durò che un paio di secoli, difatti la legione V romana di stanza sul Danubio abbandonò il territorio nel 276 d.C. per ritirarsi sul Reno; i Daci-Romani furono abbandonati a loro stessi, come due secoli dopo verranno abbandonati i Romano-Britannici in Inghilterra. Il popolo che si era formato nell'attuale Romania nonostante la presenza imperiale fosse stata ristretta nel tempo aveva assunto una romanizzazione pesantissima, una assimilazione rapida che è visibile ancora oggi nel linguaggio ( anche se è slavizzato ) del popolo romeno. Nel 304 siamo a conoscenza che avvenne una persecuzione contro i dacio-romani della città di Tomis per mezzo della quale furono uccisi il vescovo Efrem e il prete Montanus assieme alla sua moglie Massima.


l'attuale stemma ufficiale della Chiesa Ortodossa Romena


Formazione della Chiesa Romena: un brevissimo profilo storico

Dal IX secolo in poi la popolazione cristiana romena entrò definitivamente nell'orbita del Patriarcato di Costantinopoli e ne subì pesanti influssi, adottando però lo Slavo Ecclesiastico quale lingua liturgica, poiché dipendeva de facto dalla Metropolia di Kiev. Nel XIII secolo iniziò  nascere una gerarchia locale, difatti nacquero la Metropolia di Arges nel 1359 per l'Ugro-Valacchia e nel 1401 a Suceava, in Moldavia, con benedizione da Costantinopoli. Iniziava una dipendenza culturale greca e non più russa, sebbene si continuasse a utilizzare lo slavone e le icone venissero scritte con caratteri cirillici. Uno dei sovrani che più si preoccupò di costruire monasteri e chiese è il famoso Stefano il Grande (1433-1504), santo per la Chiesa ortodossa, il quale è sepolto nel monastero da lui fondato che prende il suo nome, a Putna in Moldavia. Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 l'afflusso di monaci e chierici nell'ecumene ortodosso provocò una rinascenza culturale che ebbe l'apice nel cosiddetto "Athos moldavo" ossia nell'attuale Moldavia romena, una regione particolarmente suggestiva e ricca di monasteri. Nel 1688 fu pubblicata la prima Bibbia completa in Romeno,  mentre l'ultimo messale in slavonico è del 1736, ma fu solo nel tardo XIX secolo che il romeno fu definito lingua ufficiale della Chiesa locale. Nel 1698 arrivarono i Gesuiti in Romania, per la precisione in Transilvania. L'opera di proselitismo cattolico-romana ebbe l'effetto di corrodere l'unità della fede e una piccola porzione di ortodossi diventò Uniate.

Autocefalia e Patriarcato: formazione dell'attuale B.O.R. 

La pretesa nazionalistica dell'autocefalia iniziò a prendere forma nel 1859, quando i voivodati di Valacchia e di Moldavia si unirono a formare l'attuale Romania e le due metropolie indipendenti, di cui abbiamo parlato poco sopra, si fusero nella Chiesa Ortodossa Romena, contro la volontà di Costantinopoli. Nel 1866 la Costituzione del nuovo Regno di Romania stabiliva che la Chiesa locale doveva essere libera da ogni ingerenza straniera, intendendo ovviamente che la nomina dei vescovi non dovesse dipendere da un patriarca di un'altra nazione. Nel 1872 il governo dichiarava necessaria l'autocefalia della Chiesa. In tutti questi anni la chiesa romena risultò fuori dalla canonicità e visse in autonomia, senza appoggio canonico di alcun patriarcato.  Il Patriarca Ecumenico Gioacchino IV (1884-1887) dopo un lungo periodo di dibattito con le gerarchie romene stabilì lecita l'Autocefalia nel 1885, concedendo che il Metropolita di Bucarest fosse il primate di una Chiesa Ortodossa Romena Autocefala. E' in questo periodo che il romeno diventa lingua ufficiale della chiesa locale, sotto il primo primate canonico, Iosif (Gheorghian ). Nel 1925 il Primate Miron (Cistea), su spinta del re Ferdinando I, ottenne da Costantinopoli l'innalzamento a Patriarca e adottò il Nuovo Calendario così come aveva fatto la Chiesa di Grecia, andando dietro al Patriarca Ecumenico Melezio IV. Miron è considerato un grande riformatore, poiché aprì il neo-nato patriarcato alla modernità, istituendo un giornale, Apostolul, un sistema assistenziale interno alla Chiesa e formalizzando la formazione scolastica e del clero, inoltre si operò a livello internazionale supportando l'autocefalia della Chiesa di Albania. Miron fu inoltre molto attivo politicamente.

Al giorno d'oggi, la Chiesa Ortodossa Romena è il secondo patriarcato col maggior numero di fedeli, seguendo la Russia la quale è prima. La Chiesa Romena conta 53 vescovi, diciannovemila persone circa nel clero fra preti, monaci e suore, 359 monasteri, dei quali uno in Italia - Bivongi, in Calabria.

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FONTI
Per i dati anagrafici, Wikipedia: Chiesa Ortodossa Romena.

Istoria Biserici Orthodoxe Romane, Mircea Pacurariu, editura Bucaresti, Bucarest 2000

Istoria Bisericeasca Universala, Ioan Ramuseanu, edizione Sofia, Bucarest 1992.

sito ufficiale del patriarcato.

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