Secondo Discorso sul Natale scritto da san Leone Magno (390-461) patriarca di Roma e difensore dell'Ortodossia.
I -
L'occulto disegno di Dio nell'incarnazione
Dilettissimi,
esultiamo nel Signore e con spirituale gaudio rallegriamoci, perché è spuntato
per noi il giorno che significa la nuova redenzione, l'antica preparazione, la
felicità eterna. Il mistero della nostra salvezza, promesso all'inizio del
mondo, attuato nel tempo stabilito per durare senza fine, si rinnova per noi nel
ricorrente ciclo annuale.
In questo
giorno è giusto che noi, elevati in alto i cuori, adoriamo il divino mistero,
affinché sia celebrato dalla Chiesa con grande letizia quel che si compie per
munifica generosità di Dio.
Infatti,
Dio onnipotente e clementissimo, la cui natura è bontà, la cui volontà è
potenza, la cui azione è misericordia, allorché la malizia del diavolo con il
veleno del suo odio ci sottomise alla morte, tosto indicò all'inizio del mondo
la medicina che la sua misericordia metteva a disposizione per risollevare il
genere umano. Preannunciò al serpente la futura discendenza della donna che con
la propria virtù gli avrebbe schiacciato il capo, sempre altero o pronto a
mordere. In tal modo preannunciò Cristo, l'Uomo-Dio, che doveva venire nella
carne e che, nascendo dalla Vergine con una nascita immacolata, doveva
condannare colui che violò l'integrità del genere umano.
Infatti
il diavolo, trovando un sollievo alle proprie pene nel compagno di peccato, si
gloriava che l'uomo, da lui ingannato, fosse stato privato dei doni divini e,
spogliato della immortalità, fosse stato assoggettato a dura sentenza di morte;
in più si gloriava perché Dio, secondo le esigenze della giustizia, era stato
costretto a cambiare proposito riguardo all'uomo che egli aveva creato
insignito di grande dignità. Per questo è stato necessario che Dio, immutabile,
la cui volontà è inseparabile dalla benignità, adempisse con segreta economia e
con occulto mistero il suo primo disegno di grazia ai nostri riguardi, affinché
l'uomo, caduto in colpa per l'insidia del maligno diavolo, contrariamente al
piano di Dio non perisse.
II - La
novità nella nascita di Cristo
Dilettissimi,
appena giunti i tempi prestabiliti per la redenzione degli uomini, Gesù Cristo,
Figlio di Dio, fa il suo ingresso nella bassa condizione di questo mondo:
discende dalla sede celeste senza, però, allontanarsi dalla gloria del Padre: è
generato in un nuovo stato e con novità nella nascita. E' nuovo il suo stato,
perché, pur rimanendo invisibile nella sua natura è diventato visibile nella
natura nostra. Egli che è l'immenso, ha voluto essere racchiuso nello spazio:
pur restando nella sua eternità ha voluto incominciare a esistere nel tempo. Il
Signore dell'universo, nascosta sotto il velo la gloria della sua maestà, ha
assunto la natura di servo. Dio, inviolabile, non ha sdegnato di assoggettarsi
al dolore; l'immortale non ha rifiutato di sottomettersi alla legge della
morte.
Inoltre è
stato generato con novità nella nascita, perché è stato concepito dalla Vergine
ed è nato dalla Vergine senza l'intervento di padre terreno e senza la
violazione della integrità della madre. A chi doveva essere il Salvatore degli
uomini era conveniente una tale nascita, perché avesse in sé la natura umana e
non conoscesse la contaminazione della umana carne. Dio stesso, infatti, è
l'autore della nascita corporea di Dio, e l'arcangelo l'ha attestato alla santa
vergine Maria: «Lo Spirito santo verrà sopra di te, e la potenza dell'Altissimo
ti coprirà della sua ombra: per questo il bambino santo che nascerà, sarà
chiamato Figlio di Dio».
Dunque la
sua origine è diversa dalla nostra, ma la sua natura è uguale alla nostra. Il
fatto che la Vergine abbia concepito, che la Vergine abbia partorito e poi sia
rimasta ancora vergine, certamente è estraneo alla comune esperienza umana,
poiché è fondato sulla divina potenza. In questo caso, difatti, non bisogna
considerare la condizione di colei che partorisce, ma il volere di colui che
nasce, il quale è nato dall'uomo nel modo che ha voluto e potuto. Se tu osservi
la realtà della natura, costati la sostanza umana; ma se scruti la causa
dell'origine, vi riconosci la potenza divina. Invero, Gesù Cristo, nostro
Signore, è venuto per abolire il contagio del peccato, non per tollerarlo; è
venuto per curare ogni malattia di corruzione e tutte le ferite delle anime
macchiate. Era dunque opportuno che nascesse in maniera nuova colui che
apportava agli uomini una nuova grazia di immacolata integrità. Era necessario
che l'integrità di chi nasceva conservasse la nativa verginità della madre, e
che l'adombramento della virtù dello Spirito santo custodisse il sacro recinto
del pudore e la sede della santità. Gesù, difatti, aveva stabilito di rialzare
la creatura che era precipitata in basso, di rafforzare la creatura conculcata
e di donare e accrescere la virtù della castità per cui potesse essere vinta la
concupiscenza della carne. Dio ha voluto in tal maniera che la verginità,
necessariamente violata nella generazione degli altri uomini, fosse imitabile
negli altri con la rinascita spirituale.
III - Il
segreto messianico
Il fatto
stesso, dilettissimi, che Cristo abbia scelto di nascere da una vergine, non
mostra forse che era mosso da un motivo altissimo? Egli voleva che il diavolo
ignorasse la nascita del Salvatore del genere umano; così ignaro dello
spirituale concepimento, il maligno non avrebbe pensato a una nascita diversa
da quella degli altri uomini, perché lo vedeva non differente dagli altri. Egli
ha osservato la natura di lui, simile alla nostra, e ha creduto che egli fosse
compreso nella condanna di tutti gli altri. Non comprese che era estraneo ai
ceppi, procuratici dalla disobbedienza, colui che non vedeva libero dall'umana
debolezza. Infatti Dio, verace e misericordioso, disponeva di molti modi per
restaurare il genere umano, ma ha scelto questa via della redenzione per
seguire un criterio di giustizia, anziché fare uso della sua potenza nel
distruggere il male compiuto dal diavolo. Il superbo e antico nemico
rivendicava per sé, non senza qualche ragione, un diritto di tirannia su tutti
gli uomini; e opprimeva con dominazione non illegittima quelli che dal comando
di Dio aveva trascinato a rendere ossequio spontaneo alle sue voglie. Perciò
non avrebbe giustamente perduto la servitù del genere umano, instaurata agli
inizi del mondo, se non fosse stato vinto da chi prima aveva assoggettato.
Perché questo disegno si attuasse, Cristo, senza intervento di uomo, è stato
concepito dalla Vergine, fecondata non dalla unione carnale, ma dallo Spirito
santo. Le madri tutte non concepiscono senza la macchia del peccato; al
contrario essa fu purificata dal fatto che concepì. Non si ebbe in questo caso
nessun intervento dell'uomo, perciò non vi si mescolò il peccato originale. La
verginità inviolata non conobbe la concupiscenza; solo somministrò la sostanza.
Dalla madre fu assunta la natura dell'uomo, non la colpa. La natura di servo è
stata fatta senza portare con sé condizione servile, perché l'uomo nuovo è
stato misurato sul vecchio in modo da assumere la realtà della natura e da
escludere l'antico peccato. Il misericordioso e onnipotente Salvatore ha
regolato fin dall'inizio l'assunzione della natura umana in tal maniera da
tenere nascosta la potenza divina, inseparabile dall'umanità assunta, col velo
della nostra infermità. Fu, così, giocata l'astuzia del nemico che credette la
nascita del fanciullo, nato per la salvezza del genere umano, sottomessa al suo
dominio, non altrimenti che quella di tutti gli uomini che nascessero. Lo
scorse che vagiva e lacrimava; l'osservò avvolto in pochi panni , soggetto alla
circoncisione e riscattato con l'offerta del sacrificio legale. In seguito
conobbe il normale sviluppo della sua puerizia e non poté mettere in dubbio la
sua naturale crescita finché giunse a età virile. Mentre tutto ciò si compiva,
egli scagliò oltraggi, moltiplicò le ingiurie, usò maledizioni, obbrobri,
bestemmie e calunnie, e in ultimo rovesciò contro Cristo tutta la potenza del
suo furore passando in rassegna tutte le possibili tentazioni. Ben conscio di
avere col suo veleno prostrata la natura umana, non credette neppure
lontanamente che fosse libero dal peccato chi da tante prove era riconoscibile
per mortale. Perciò il diavolo, scellerato saccheggiatore e avaro esattore,
persisté nella lotta contro chi nulla aveva in sé di malizia. Ma mentre lo
perseguitava rivendicando l'esecuzione della sentenza di condanna per tutti gli
uomini, riposta nell'origine intaccata dal peccato, oltrepassò la misura
fissata nel decreto che gli serviva di sostegno, perché reclamò la pena del
peccato da colui nel quale non scoprì nessuna colpa. Così per un consiglio poco
accorto fu annullata la cedola del contratto di morte; per l'ingiustizia
commessa nell'esigere di più, venne abolito tutto il debito. Quel forte viene
incatenato con i suoi stessi ceppi e ogni astuzia del maligno viene ripiegata
nel suo capo. Appena il principe del mondo è così imprigionato, le vettovaglie,
procacciatesi con la schiavitù, gli vengono rapite. La natura purificata dal
vecchio contagio, ritorna nel suo onore; la morte è distrutta con la morte, la
nascita è restaurata con la nuova natività. Simultanei sono questi effetti: la
redenzione abolisce la schiavitù, la rigenerazione trasforma l'origine e la
fede rende giusto il peccatore.
IV -
Frutti della redenzione e propositi del cristiano
Icona della Natività di Cristo, Basilica della Natività (Betlemme)
Dunque,
chiunque tu sia che vuoi gloriarti del nome di cristiano, pondera con giusto
giudizio la grazia di questa riconciliazione. A te, una volta prostrato ed
escluso dal Paradiso, a te, destinato a morire ininterrottamente durante un
lungo esilio e disperso alla stregua della polvere e della cenere, a te, senza
speranza di vivere, è stata data con l'incarnazione del Verbo la facoltà di
tornare, dal lontano luogo ove eri, al tuo Creatore, di riconoscere il tuo
padre, di passare dalla servitù alla libertà, di essere innalzato dalla
condizione di forestiero alla dignità di figlio. Così a te, nato dalla carne
corruttibile, è stata data la facoltà di rinascere dallo Spirito di Dio e di
ottenere per grazia ciò che non avevi per natura, in modo che riconoscendoti,
mediante lo Spirito di adozione, come figlio di Dio, possa ardire di chiamare
Dio tuo Padre. Ora che sei sciolto dal reato della cattiva coscienza, aspira al
regno celeste; adempi la volontà di Dio, sostenuto dal divino aiuto; imita gli
angeli sopra la terra; nùtriti della virtù di una sostanza immortale; combatti
con sicurezza contro le tentazioni ostili in ossequio alla religione di Dio, e
se avrai rispettato il giuramento della milizia celeste, sii certo che sarai
incoronato per la vittoria nei campi trionfali dell'eterno Re, quando la
risurrezione, preparata ai cultori di Dio, ti investirà per innalzarti alla
società del regno celeste.
Dilettissimi,
fiduciosi in così grande aspettativa, rimanete stabili nella fede in cui siete
stati fondati. Non sia mai che il tentatore, privato da Cristo della
dominazione sopra di voi, vi abbia a sedurre di nuovo con insidie e riesca a
profanare con la sua raffinata arte di inganni le gioie stesse del giorno
presente. Non sia mai che riesca a illudere gli uomini più semplici con la
nefanda persuasione di certuni, ai quali questo giorno della nostra solennità pare
degno di festa non tanto a motivo della nascita di Cristo, quanto per il natale
del nuovo sole. Le menti di costoro sono avvolte in dense tenebre e sono ben
lontane dal far progressi nella vera luce. Si trascinano dietro i pazzeschi
errori dei gentili, e perché sono incapaci di sollevare l'attenzione della
mente sopra ciò che si vede con sguardo carnale, rendono culto divino agli
astri, i quali non sono altro che i servi del mondo. Sia
lontana dagli uomini cristiani tale sacrilega superstizione e mostruosa
menzogna. Le cose temporali distano oltre ogni dire da colui che è eterno, le
cose corporee da colui che è incorporeo, le creature suddite da colui che le
governa: tutte queste cose hanno bensì bellezza, che suscita ammirazione, ma
non hanno in se stesse la divinità che si possa adorare. Bisogna, dunque,
rendere onore a quella potenza, sapienza, maestà che ha creato dal nulla
l'universo e che ha generato con onnipotente parola le cose terrene e le cose
celesti in quelle forme e misura che a lui è piaciuto. Il sole, la luna, le
stelle sono utili a noi, che ce ne serviamo e appaiono leggiadre quando le
rimiriamo. Di esse si deve rendere grazie al Creatore: si deve adorare Dio che
le ha create, non le creature che lo servono. Dunque,
dilettissimi, lodate Dio in tutte le sue opere e disposizioni. Abbiate una fede
perfetta nella verginale integrità e nel parto della Vergine. Onorate il sacro
e divino mistero della redenzione umana, prestando a Dio un servizio santo e
sincero.
Accogliete
Cristo che nasce nella nostra carne, affinché meritiate di contemplarlo qual
Dio della gloria nel regno della sua maestà: egli che col Padre e lo Spirito
santo persevera nella unità della divinità nei secoli dei secoli. Amen.
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FONTE:
Leone Magno, Sermoni sul Natale, ed. Paoline 2004
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