Durante la mia
infanzia mi chiedevo in che modo il Signore fosse asceso al cielo sulle nuvole
e come la Madre di Dio e i santi apostoli avessero visto questa ascensione.
Quando però nella giovinezza smarrii la grazia di Dio, l’anima mia si indurì
lasciandosi incantare dal peccato, e solo raramente pensavo all’ascensione del
Signore. In seguito riconobbi il mio peccato e ne fui molto addolorato: avevo
offeso il Signore, smarrendo la fiducia in lui e nella Madre di Dio. Provai un
profondo disgusto per il mio peccato e decisi di entrare in monastero, per
implorare e supplicare da Dio il perdono per i miei molti peccati.
Appena terminato
il servizio militare, entrai in monastero, ma poco dopo mi assalirono pensieri
carnali che mi spingevano a tornare nel mondo e a sposarmi. Ma io non cessavo
di ripetere con risolutezza: “Morirò qui per i miei peccati”. Cominciai a
pregare intensamente il Signore affinché nella sua misericordia perdonasse i
miei molti peccati.
Una volta fui
preda dello spirito di disperazione: sembrava che Dio mi avesse rigettato per
sempre e che per me non ci fosse più salvezza. Percepivo in me con chiarezza di
trovarmi sull’orlo della perdizione eterna e che Dio era inesorabilmente
spietato nei miei confronti. Rimasi in preda a questo spirito per più di
un’ora. L’angoscia e la tortura provocate da questo spirito sono tali che il
semplice ricordo è terribile. L’anima non può sopportarlo a lungo: in momenti
simili ci si può perdere per l’eternità. Il Signore misericordioso ha permesso
allo spirito della malvagità infernale di muovere guerra all’anima mia.
Dopo un po’ mi
recai in chiesa per i vespri e, fissando lo sguardo sull’icona del Salvatore,
esclamai: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me peccatore!”. A quelle parole
vidi, al posto dell’icona, il Signore vivente, e la grazia dello Spirito santo
mi riempì totalmente l’anima e il corpo. Così conobbi, nello Spirito santo, che
Gesù Cristo è Dio, e questa grazia divina fece sorgere in me il desiderio di
soffrire per Cristo.
Da quel preciso
istante l’anima mia anela al Signore, e null’altro più mi rallegra sulla terra:
la mia unica gioia è Dio. È lui la mia letizia, la mia forza, la mia speranza,
il mio bene.
san Silvano del Monte Athos, Scritti.
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